Interventi di chirurgia per il trattamento delle vene varicose

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Vene varicose: come intervenire
Capillari in vista e vene varicose sono lì a ricordarci che troppo spesso trascuriamo la salute delle gambe. I disturbi, che consistono in senso di pesantezza delle gambe, gonfiore, bruciore, crampi notturni e formicolii, si fanno sentire soprattutto durante il periodo estivo, quando le alte temperature esterne inducono le vene a dilatarsi ulteriormente. Le varici sono il risultato di una lassità delle pareti delle vene superficiali della gamba che porta alla dilatazione delle vene stesse, all’interno delle quali il sangue tende a ristagnare anche per via della perdita di tenuta delle valvole venose.
Intervenendo tempestivamente con misure preventive, come l’esercizio fisico, una dieta sana, l’uso di calze elastiche a compressione graduata e farmaci flebotonici, è possibile alleviare i sintomi e allo stesso tempo rallentare la progressione dell’insufficienza venosa. Quando però il dolore non è più tollerabile e la malattia pone il paziente a rischio di complicanze più severe (trombosi, embolia, ulcere venose), ma anche per ragioni estetiche, si può optare per la chirurgia. Vediamo quindi quali sono le principali tecniche chirurgiche da fare rivolgendosi ad un medico specialista nella cura delle gambe e delle varici.
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Principali tecniche chirurgiche
Il primo passo per curare le vene varicose è una diagnosi corretta, e questa può essere ottenuta attraverso una visita specialistica di chirurgia vascolare in cui il medico esamina le gambe per vedere se ci sono gonfiori e modificazioni della pelle. Per una diagnosi più precisa oggi si fa ricorso all’ecocolordoppler degli arti inferiori, indagine non invasiva che consente di analizzare il circolo venoso superficiale e profondo, valutare la continenza delle valvole e individuare i punti di reflusso.
Numerose sono oggi le tecniche a disposizione per trattare le vene varicose: l’entità dei sintomi è determinante per la scelta della metodica più adatta ad affrontare il problema. L’intervento chirurgico più eseguito è lo stripping safenico, ma in alcuni casi il chirurgo può ritenere più appropriato ricorrere a interventi meno invasivi come le flebecectomie. È inoltre possibile trattare l’incontinenza della vena safena con tecniche endovascolari termoablative (radiofrequenza o laser) in anestesia locale e senza tagli chirurgici. Le tecniche terapeutiche per il trattamento delle varici si possono anche usare in combinazione.
Safenectomia o Stripping
In caso di problemi varicosi alla grande o alla piccola safena, la tradizionale metodica di cura prevede l’esecuzione della safenectomia, ovvero l’asportazione della vena in esame attraverso l’incisione e lo stripping. Quest’ultimo può essere lungo, con asportazione totale, oppure corto, con asportazione parziale. L’intervento viene eseguito praticando due piccole incisioni: una di 2-3 cm all’altezza dell’inguine e un’altra più piccola alla caviglia o sotto il ginocchio.
Dopo aver isolato la vena ai due capi, viene inserita al suo interno una sonda (stripper), la cui estrazione comporta l’asportazione della vena. Nel corso dell’intervento si associano delle flebectomie, che comportano l’asportazione di vene varicose collaterali della safena attraverso micro-incisioni di 2 mm circa. In genere lo stripping viene eseguito in anestesia epidurale selettiva sulla gamba da operare e in regime di day hospital.
Dopo l’intervento il paziente deve indossare le calze compressive per almeno tre mesi. Lo stripping impone almeno un giorno di ricovero in osservazione e produce una ripresa dell’attività piuttosto lenta, oltre a lasciare i segni dell’incisione chirurgica. Anche l’utilizzo di creme appositamente studiate per le varici può essere un valido aiuto.
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Flebecectomia
La flebecectomia ambulatoriale (varicectomia) è un tipo di intervento indicato per piccole varici che non coinvolgono la grande e la piccola safena. Questa metodica prevede l’esecuzione di microincisioni attraverso le quali vengono inseriti appositi uncini con cui si mettono in luce i vasi venosi varicosi. Una volta isolati, questi ultimi vengono sezionati e legati. La procedura viene eseguita in anestesia locale ed è piuttosto veloce, anche se la durata varia a seconda del numero di vasi da asportare. Il paziente che vi si sottopone può camminare subito e viene dimesso dopo pochi minuti dal termine della procedura con opportuna calza di compressione. Inoltre, date le minuscole incisioni, le cicatrici lasciate sono molto piccole.
Tecniche alternative
Negli ultimi anni, la moderna chirurgia ha messo a punto tecniche mini-invasive più rapide da eseguire che richiedono un minor periodo di recupero post-operatorio. La principale differenza rispetto alla chirurgia tradizionale è che la vena non viene asportata, ma chiusa e lasciata in sede. Oggi è possibile trattare con queste tecniche anche l’intera vena safena, ottenendo ottimi risultati senza tagli chirurgici e quindi senza punti di sutura. Ecco le principali procedure non invasive per il trattamento delle varici.
Trattamento con il laser
Nel mondo anglosassone la maggior parte dei trattamenti avviene con il laser, mentre in Italia, a causa dei maggiori costi, è considerato solo una valida alternativa all’intervento e viene praticato nel 20% dei casi. Nella tecnica con laser, la parete venosa malata viene abrasa grazie all’energia prodotta mediante un raggio laser. La procedura si esegue in ambito ambulatoriale ed è indolore in quanto avviene in anestesia locale.
Termoablazione con radiofrequenza
Un’altra opzione terapeutica per la cura delle vene varicose è l’ablazione termica con radiofrequenza, una tecnica mini-invasiva atta a indurre la chiusura delle varici malate grazie all’azione di un’onda energetica. Viene eseguita introducendo un catetere da radiofrequenza nella vena grande safena, sotto guida ecografia. Il paziente può muoversi immediatamente e riprendere l’attività lavorativa in un paio di giorni.
Terapia sclerosante
Tra le tecniche mininvasive oggi a disposizione per trattare le varici vi è anche la scleroterapia. Si tratta di iniettare una sostanza sclerosante all’interno della vena in modo da indurre una reazione infiammatoria e quindi la chiusura della vena stessa. Il trattamento non è assolutamente doloroso, tanto che viene effettuato senza anestesia.
Trattamento con colla di cianoacrilato
Alle tecniche alternative di qui sopra se ne aggiunge un’altra ancora meno invasiva che prevede l’occlusione del vaso varicoso tramite l’impiego di colla biologica, introdotta nella vena con un ago del diametro inferiore a 2 mm. Questo metodo comporta diversi vantaggi: la deambulazione è immediata e la ripresa delle attività quotidiane molto rapida.
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