Vena safena: Cos’è, cause, rischi, sintomi

Vena safena: Cos’è, cause, rischi, sintomi

vena safena

Cos’è la vena safena

La vena safena è uno dei più grandi vasi venosi del corpo, il cui decorso ha inizio dal piede per arrivare fino all’inguine, attraversando dunque tutta la gamba. Si tratta di vene bilaterali che trasportano il sangue verso il cuore e che pertanto svolgono un importante funzione vasomotoria.

Il suo decorso ha inizio dal malleolo per poi risalire lungo la porzione mediale della gamba, posteriormente al ginocchio e lungo la porzione anteriore della coscia. Durante tale decorso, questa vena (che è la più lunga del corpo) si collega alla vena femorale, con la quale costituisce un vaso di notevole calibro.

Caratteristiche morfologiche della vena safena

Trattandosi di un vaso superficiale la safena (chiamata anche grande safena) appare ben visibili e quindi qualsiasi disturbo che la interessa può venire trattato in maniera tempestiva. Il suo nome safena deriva con ogni probabilità dal greco antico “safaina” che significa “ben visibile” a conferma del fatto che la sua morfologia e spesso anche il suo decorso sono apprezzabili a occhio nudo.

Per tutta la sua lunghezza la safena, come anche le altre vene, è fornita di valvole a nido di rondine: si tratta di lembi di tessuto connettivo che si aprono quando il sangue deve fluire, e che si chiudono sigillandosi per impedire un suo ipotetico reflusso.

Tramite tali strutture anatomiche viene pertanto assicurata l’unidirezionalità del flusso ematico, un requisito particolarmente importante per un vaso con calibro tanto notevole, che trasporta cospicui quantitativi di sangue.
Il numero di simili valvole è compreso tra 10 e 20 per ogni vena. Verso di essa confluiscono moltissimi vasi venosi di minore calibro, che trasferiscono il sangue refluo proveniente dalle varie zone inferiori del corpo (piedi, gambe e ginocchia).

Cause e fattori di rischio dei disturbi della safena

Dal punto di vista patologico, la safena può mostrare due tipi di disturbi, che sono:

  • vene varicose (o varici);
  • tromboflebite.

Vene varicose (o Varici)

Le vene varicose, meglio conosciute col nome di varici, consistono in dilatazioni dei vasi provocate dal ristagno ematico, spesso causato dal malfunzionamento delle valvole a nido di rondine. La stasi del sangue risulta ben visibile proprio in quanto questo grande vaso è superficiale e quindi mostra abbastanza chiaramente le sue caratteristiche anatomiche. La safena è una delle sedi più comuni di varici, che di solito si concentrano soprattutto nella zona posteriore del polpaccio.

Le cause di un simile disturbo sono di vario genere, e precisamente:

  • malfunzionamento delle valvole a nido di rondine, che non sigillano perfettamente e che quindi lasciano passare piccoli quantitativi di sangue che rimane localizzato a livello del polpaccio;
  • sovrappeso, in quanto un carico ponderale eccessivo può produrre tensione gravativa sulle gambe, ostacolando il normale ritorno venoso al cuore;
  • cause genetiche, dato che esiste una certa famigliarità per questo disturbo, che solitamente insorge nella terza età (anche se non mancano episodi giovanili di varici alla safena);
  • posture scorrette, che causano la compressione muscolare dei vasi venosi, generalmente in seguito ad attività lavorative caratterizzate da prolungato ortostatismo;
  • stitichezza, che provoca una congestione vasale responsabile di disturbi all’intero albero circolatorio, tra cui anche la safena;
  • età e sesso, poiché secondo i dati epidemiologici le varici alla safena insorgono prevalentemente in donne over-50.

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Tromboflebite

La tromboflebite è un’infiammazione delle pareti vasali provocata nella maggior parte dei casi dalla presenza di un coagulo di sangue, chiamato trombo. Si tratta di norma di un trombo superficiale e chiaramente visibile, che innesca un meccanismo di risposta con dilatazione del vaso coinvolto.

Le principali cause di tale disturbo sono le seguenti:

  • patologie relative ai processi di coagulazione del sangue, spesso derivanti da alterazioni quantitative delle piastrine;
  • gravidanza, responsabile di modificazioni circolatorie a livello di tutte le parti del corpo e soprattutto delle gambe (che sono costrette a sostenere elevati carichi ponderali);
  • lesioni a carico delle pareti vasali, che possono essere di origine traumatica, infettiva oppure strumentale;
  • impiego di farmaci anti-tumorali e di contraccettivi, responsabili di alterazioni della composizione del sangue;
  • presenza di vene varicose, che vengono considerate importanti fattori predisponenti;
  • riduzione del normale flusso ematico.

Sintomi dei disturbi alla safena

Tutte le problematiche riguardanti la safena sono facilmente diagnosticabili grazie alla sua posizione anatomica ben visibile e quindi anche facilmente trattabile. Di solito il fattore comune ad essi che è quasi sempre presente è il dolore, che può insorgere improvvisamente oppure in maniera graduale, spesso accompagnato da crampi. Il paziente avverte la netta sensazione di gambe pesanti, in particolare dopo essere rimasto in posizione eretta per qualche ora, quando si accorge anche della estrusione dei vasi che diventano visibili a occhio nudo.

Le gambe diventano molto calde e piuttosto arrossate nelle zone in cui è presente il disturbo, a causa dell’ipertermia derivante dai processi infiammatori. Si notano anche teleangectasie distribuite intorno alla porzione venosa coinvolta, dato che l’intero sistema circolatorio (e quindi anche i capillari) risultano evidenti.

Un sintomo caratteristico riferibile a simili problemi è il gonfiore alle, caviglie e ai piedi, innescato dalla formazione di edemi. Si tratta di conseguenze dell’alterazione del ricambio idrico, che spesso si sovrappone alle problematiche di base. È possibile inoltre che la pelle delle gambe tenda a desquamarsi a causa della secchezza cutanea, con comparsa di dermatiti ed eczemi.

Come intervenire

In base a un simile quadro morboso, che può essere più o meno complesso, la corretta diagnosi è piuttosto facile e non richiede particolari indagini strumentali, ma soltanto un accurato esame obiettivo.

In base allo stadio evolutivo della malattia e alla sua gravità è possibile intervenire in due modi:

  1. Trattamenti conservativi
  2. Trattamenti invasivi

Trattamenti conservativi: Da un lato è opportuno adottare trattamenti conservativi, come terapie farmacologiche locali associate a calze elastiche, da indossare per tutto il giorno, assunzione di integratori alimentari e applicazione di gel e creme sulle zone interessate massaggiando delicatamente per far assorbire bene due volte al giorno.

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Trattamenti invasivi: D’altro lato, se le condizioni del paziente sono realmente compromesse, è necessario intervenire chirurgicamente con operazioni mini-invasive (come la sclero-terapia) oppure con vere e proprie operazioni chirurgiche di asportazione parziale o totale della vena safena.

Intervento laser endovenoso vena safena

Vediamo in questo video su youtube come intervenire e chirurgicamente con l’intervento laser per curare la vena safena responsabile della formazione delle vene varicose.

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